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Il Gruffalo

Il Gruffalo
English version by Julia Donaldson
Tradotto in Italiano da Giorgio Gilestro

Un topolino andò passeggiando per il bosco buio e pauroso
Una volpe vide il topino, che le sembrò così appetitoso
“Dove stai andando, piccolo topino?
Vieni a casa mia, che ci facciamo uno spuntino”.
“É molto gentile da parte tua, cara volpe, ma no –
Sto andando a fare pranzo con un Gruffalo”

“Un Gruffalo? E che cosa sarà mai?”
“Un Gruffalo: che non lo sai?

Ha terribili zanne
unghie storte e paurose,
e terribili denti tra le fauci pelose”

“E dove vi incontrate?”
Proprio qui, in questo posto,
e il suo cibo preferito é volpe arrosto!”

“Volpe arrosto!” La volpe urlò,
“Ti saluto, topolino” e se la filò.

“Stupida volpe! Non ci é arrivata?
Questa storia del Gruffalo, me la sono inventata!”

Continuò il topino per il bosco pauroso,
un gufo adocchiò il topo, che gli sembrò così appetitoso.
“Dove stai andando, delizioso topetto?
Vieni a prenderti un tè sopra l’albero, nel mio buchetto”
“É paurosamente gentile da parte tua, Gufo, ma no –
Il tè lo vado a prendere col Gruffalo”

“Il Gruffalo? E che cosa é mai?”
“Un Gruffalo: che non lo sai?

Ha ginocchia sbilenche,
e unghione paurose,
e sulla punta del naso, pustole velenose”

“E dove lo incontri?”
“Al ruscello, lì sul lato,
E il suo cibo preferito é gufo con gelato”

“Gufo e gelato?” Guuguu, guugoo.
Ti saluto topino!” e il gufò arruffato decollò.

“Stupido gufo! Non ci é arrivato?
Il racconto del Gruffalo, me lo sono inventato!”

Il topino continuò per il bosco pauroso,
Un serpente lo vide, é gli sembrò così appettitoso.

“Dove stai andando, piccolo topino?
Viene a un banchetto con me, in quell’angolino.”

“É terribilmente gentile da parte tua, serpente, ma no –
Al banchetto ci vado col Gruffalo!”

“Il Gruffalo? E cosa é mai?”
“Un Gruffalo! Che non lo sai?

Ha occhi arancioni,
e lingua nera e scura,
e sulla schiena: aculei violacei che fanno paura”

“Dove lo incontri?”
“Qui, al laghetto incantato,
e il suo cibo preferito é serpente strapazzato.”

“Serpente strapazzato? Lascio la scia!
Ciao ciao topolino” e il serpente scivolò via.

“Stupido serpente! Non l’ha capito?
Questo affare del Gruffalo me lo sono inventa….

TOOOOO!”

Ma chi é questo mostro
con terribili zanne
e unghie paurose,
e terribili denti tra lefauci pelose.

Ha ginocchia sbilenche,
e unghione paurose,
e sulla punta del naso, pustolone velenose.

Occhi arancioni,
e lingua nera e scura,
e sulla schiena: aculei violacei che fanno paura”

“Oh, Aiuto! Oh no!
Non é un semplice mostro: é il Gruffalo!”

“Il mio cibo preferito!” Disse il Gruffalo affamato,
“Sarai delizioso, sul pane imburrato!”

“Delizioso?” Disse il topino. “Non lo direi al tuo posto!”
Sono l’esserino più pauroso di tutto il bosco.
Passeggiamo un po’ e ti farò vedere,
come tutti gli animali corrono quando mi vedono arrivare!

“Va bene!” disse il Gruffalo esplodendo in un risatone tetro,
“Tu vai avanti che io ti vengo dietro”.

Caminnarono e camminarono, finchè il Gruffalo ammonì:
“sento come un sibilo tra quel fogliame lì”.

“É il serpente!” disse il topo “Ciao Serpente, ben trovato!”
Serpente sbarrò gli occhi e guardò il Gruffalo, imbambolato.
“Accipicchia!” disse, “Ciao ciao topolino!”
E veloce si infilò nel suo rifugino.

“Vedi”, disse il topo. “Che ti ho detto?”
“Incredibile!”, esclamò il Gruffalo esterefatto.

Camminarono ancora un po’, finchè il Gruffalo ammonì:
“sento come un fischio tra quegli alberi li’”.

“É il Gufo”, disse il topo “Ciao Gufo, ben trovato!”
Gufo sbarrò gli occhi e guardò il Gruffalo, imbabolato.
“Cavoletti!” disse “Ciao ciao topolino!”
E veloce volò via nel suo rifugino.

“Vedi?”, disse il topo. “Che ti ho detto?”
“Sbalorditivo”, esclamò il Gruffalo esterefatto.

Camminarono ancora un po’, finchè il Gruffalo ammonì:
“sento come dei passi in quel sentiero li’”.

“É Volpe”, disse il topo “Ciao Volpe, ben trovata!”
Volpe sbarrò gli occhi e guardò il Gruffalo, imbabolata.
“Aiuto!” disse, “Ciao ciao topolino!”
E come una saetta corse nel suo rifugino.

“Allora, Gruffalo”, disse il topo. “Sei convinto ora, eh’?
Hanno tutti paura e terrore di me!
Ma sai una cosa? Ora ho fame e la mia pancia borbotta.
Il mio cibo preferito é: pasta Gruffalo e ricotta!”

“Gruffalo e ricotta?!” Il Gruffalo urlò,
e veloce come il vento se la filò.

Tutto era calmo nel bosco buio e pauroso.
Il topino trovò un nocciolo: che era tanto tanto appetitoso.


Pietro loves the Gruffalo. He likes to alternate the original English version to a customized Italian one, so I came up with this translation. Only once I completed the translation, did I realize that an official Italian version was actually on sale. It’s titled “A spasso col mostro” and can be read here. I like mine better of course.

Il surriscaldamento (globale) della blogosfera e il metodo scientifico.

Questo post e’ pubblicato anche su nFA. Rimando li’ per i commenti

Premessa: per capire le correzioni che cerco di fare in questo post, occorre prima aver letto il post in cui Aldo riassume molto bene alcuni dei punti su cui ruota il negazionismo da blogosfera sul AGW.

La mazza da Hockey.

La mazza da Hockey è uno dei punti fissi dei negazionisti, cioé quel gruppo particolarmente attivo sulla blogosfera e su certi media che nega che il climate change esista o sia da attribure all’attività umana. Perché I negazionisti sono così interessati a questi grafici? Uno dei motivi è perché credono, come scrive Aldo, che:

I grafici [a mazza da Hockey] sono la base scientifica del protocollo di Kyoto.

Questo non è propriamente vero. Il protocollo di Kyoto è nato per l’11 Dicembre del 1997, sulla base dei primi rapporti dell’IPCC che risalgono al 1990 e 1995 ( IPCC è l’ente scientifico sovra-governativo commissionato dalle Nazioni Unite). Il primo e più famoso grafico a mazza di hockey di Michael Mann e colleghi compare in letteratura l’anno dopo, nel 1998, e entra quindi nell’ IPCC solo nel terzo report, nel 2001. Le evidenze che hanno portato alla formazione dell’IPCC prima e hanno convinto della necessità del protocollo di Kyoto, poi, erano già ampie ben prima la comparsa della mazza da Hockey.

Il fattore principale che ha portato a IPCC e Kyoto è stata la constatazione che concentrazione di gas da effetto serra fosse aumentata nell’ultimo secolo; non esiste dubbio alcuno che l’effetto serra surriscaldi il pianeta: questa è fisica da libri di testo da almeno 150 anni (l’effetto serra è stato scoperto da Joseph Fourier nel 1824 e il collegamento tra effetto serra e riscaldamento antropogenico è stato introdotto per la prima volta da Svante Arrhenius nel 1890).

Perché quindi il grafico a mazza da Hockey riceve tutta questa attenzione tra i negazionisti? Probabilmente perché è molto semplice da capire per il pubblico: ha un colpo d’occhio sicuramente toccante e i media lo hanno usato tantissimo come simbolo dell’ AGW. Lo stesso Al Gore ne fa un largo uso nel documentario “An Inconvenient Truth” durante la famosa scenetta della gru.

Chiarito quindi che, scientificamente, il sostegno ad AGW va ben oltre il grafico a mazza da Hockey, credo sia importante cercare di capire quale è il messaggio del grafico. Il paper originale di Mann si intitola “Global-scale temperature patterns and climate forcing over the past six centuries” cioé, appunto dal 1400 al 2000 come si vede nella figura 1b del lavoro originale. Perché solo 1400? Perché come è facile immaginare, risalire alla temperatura del globo indietro nel tempo non è così semplice e più distanti si va, maggiore diventa l’errore e l’approssimazione. Il succo di quel lavoro, però, è che sicuramente la temperatura dei giorni nostri è la più alta degli ultimi sei secoli. Notare che dopo aver messo le cose in questo contesto, diversi gruppi hanno lavorato alla ricostruzione paleclimatologica, ricorrendo a dati, metodi, approcci statistici e sperimentali completamente diversi da quello originale di Mann del 98.

Ad esempio, oggi abbiamo grafici a mazza da hockey basati su la linea di retrazione dei ghiacciai:

Oerleman et al. Science 2005. Extracting a Climate Signal from 169 Glacier Records”

basati sugli storici della temperatura del terreno (borehole, in inglese)

Pollack et al. Science 1998. Climate change record in subsurface temperatures: a global perspective

basati sulla dendrocronologia, cioé la capacità di misurare la temperatura “leggendo” gli anelli dei tronchi (vedi arancione scuro e blu scuro):

Osborn et al. Science 2006. The Spatial Extent of 20th-Century Warmth in the Context of the Past 1200 Years

Altri metodi usano coralli, alghe, registri di bordo dei grandi navigatori e via discorrendo.

Ovviamente tutti questi grafici, ottenuti indipendentemente da gruppi diversi, si sovrappongono bene con il grafico a mazza da hockey della concentrazione di CO2 calcolata coi carotaggi ai poli.

Report IPCC 2007.

Credo che sia chiaro che tutte queste misurazioni indipendenti si rinforzano l’un con l’altra (2) e che vanno quindi lette in un quadro globale.

Detto questo, quale è il punto forte di queste analisi e quale il punto debole. Il punto forte è che risulta veramente incontrovertibile un aumento di temperatura nell’ultimo secolo rispetto ai precedenti. Il punto debole è che è difficile definire “precedenti” perché più si va indietro e più c’è variabilità. È comunque un argomento degno di approfondimento e per questo motivo altri studi sono stati condotti che cercano di estendere le letture il più possibile. Ne posta un esempio Aldo nel suo articolo (figura 2, presa dal report IPCC) in cui si vedono letture eseguite con metodi diversi (ogni colore è un paper diverso).

Aldo usa quel grafico per riportare un punto ricorrente dei negazionisti, cioé che i cambiamenti climatici sono naturali e ciclici. Afferma che quel grafico

mostra chiaramente un andamento diverso da quello della figura precedente, con un aumento delle temperature negli anni successivi all’anno 1000.

In realtà ciò non è vero e si vede anche solo ad occhio nudo: (se vi funziona javascript, passate e togliete il mouse sulla figura successiva per vedere la sovrapposizione).

e in particolare non c’è una grossa differenza nel cosiddetto periodo caldo medievale.

Pur ignorando le misure più fredde, le letture più calde (linea rossa e azzurrina) toccano e passano appena la linea tratteggiata di riferimento ad ascissa 0 nell’anno 1000. La temperatura attuale (linea nera, misurata coi termometri) sta ad ascissa 0.5 (notare che questi non sono gradi ma un misura di anomalia di temperatura). Quindi nessuna ciclicità e sulla base dei dati non è affatto giustificato quello che riporta Aldo e cioé che

le temperature attuali sono tornate dove erano nel 1200.

Non lo sono. A meno di non volere considerare per buoni solo I margini d’errore superiore ma non vedo perché farlo.

Per terminare questa parte, c’è una cosa che è importante sottolineare e cioé che il riscaldamento del 20esimo secolo è degno di nota principalmente per uno motivo e cioé che mentre gli andamenti dei secoli scorsi sono tutti spiegabili abbastanza bene con i soli fattori natural, il riscaldamento del 20esimo secolo, invece, si spiega soltanto con la variabile antropogenica (4).

Veniamo quindi alle presunte critiche tecniche.

Come dice Aldo, il primo lavoro di Mann sul grafico a mazza da Hockey, è stato criticato nel 2003 da McKitrick (un economista dell’Universita di Guelf, Ontario) e McIntyre (ex dipendente dell’industria mineraria, ora blogger). McIntyre è particolarmente noto alla banda dei negazionisti perché è il gestore di un blog e di un forum web ( climateaudit.org ), dal quale partono molti degli attacchi ai climatologi. Le critiche di M&M al paper di Mann (pubblicate su una rivista non peer-reviewed nel 2003 e qui nel 2004 ) riguardavano presunti errori statistici e sono state presto smentite prima dagli autori (qui e poi qui), poi da altri studi indipendenti (qui e qui).

Col senno di poi, le smentite, benvenute, non sarebbero state in realtà neanche necessarie perché negli anni, la mazza da hockey è diventata sempre più una evidenza condivisa, riproposta da almeno una dozzina di altri gruppi, in maniera completamente indipendente utilizzando misure scorrelate (di alcune ho fatto esempi all’inizio di questo post).

McIntyre e McKitrick non hanno perso la propria verve, però, e hanno continuato con il lavoro di negazionisti. Sul blog.

Infatti quando Aldo dice che

un famoso articolo di un membro del gruppo [del CRU], Keith Briffa, era stato sottoposto a severe critiche

si riferisce di nuovo a McIntyre e McKitrick e ad un post sul loro blog che cerca di smontare un lavoro di Briffa su Science del 2006 basato sulla rilevazione dendrocronologica (temperatura estrapolata nei cerchi nei tronchi). Onestamente, stiamo parlando di un post su un blog di negazionisti e la faccenda non meriterebbe particolare seguito qui su nFA ma visto che Aldo le definisce “severe critiche”, tocca chiarire. McIntyre decide, nel suo blog che gli alberi usati da Briffa sono stati selezionati a caso e preferisce sostituirli con altri:

As a sensitivity test, I constructed a variation on the CRU data set, removing the 12 selected cores and replacing them with the 34 cores from the Schweingruber Yamal sample.

Lo Schweingruber Yamal sample è un campione che nessuno usa perché non ancora caratterizzato. La cosa ridicola è che il risultato delle nuove analisi di McIntrye è che l’hockey stick si appiattisce completamente (qui linea rossa vs linea nera) contraddicendo, in questo modo, gli unici dati che solo un paranoico metterebbe in dubbio e cioé i dati strumentali:

Le registrazioni strumentali sono iniziate attorno al 1850. Le severe critiche di McIntrye non sono compatibili nemmeno col termometro.

La fuga di email.

Veniamo ora al presunto punto di partenza: dei negazionisti si intrufulano sul server di posta del CRU e trafugano messaggi email dal 1996 ad oggi. Poi ne rilasciano circa un migliaio, leggibili qui. Ovviamente la blogosfera dei negazionisti esplode e si trascina dietro una buona parte dei media classici. Viene fatta una lista delle email più scottanti; molte di queste sono emails in cui gli scienziati del CRU parlano con un certo livore dei negazionisti. Si può discutere se sia più o meno elegante usare la parola “coglione” riferendosi a un tipo come McIntyre in una conversazione privata (io lo farei senza problemi). Non mi sembra segno di frode. Altre email sono chiaramente scherzose (ad esempio in una un ricercatore dice qualcosa tipo “ma quale global warming e global warming, oggi fa un freddo matto”. Una rassegna delle emails più piccanti viene discussa qui e qui da alcuni dei protagonisti (soprattutto nei commenti). Non credo questa sia la sede per discuterle una a una.

Occorre cambiare opinione?

Direi proprio di no. Quando le cose sono spiegate, invece che riferite, prendono tutta un’altra piega. È il motivo per cui consiglio a chi avesse un genuino interesse nella materia ad approfondire direttamente alla fonte delle cose. Purtroppo l’argomento dell’AGW è uno degli argomenti affrontati in maniera meno professionale dalla stampa: di fronte ad un consenso scientifico praticamente universale, troviamo stampa e pubblico spezzati (soprattutto negli USA e meno in Europa per fortuna).

Su nFA abbiamo posts critici verso la stampa in continuazione (il tag giornalismo è il secondo per numero di articoli) e nessuno si stupisce di frequenti prese di posizione ideologiche in ambito economico. Perché dovremmo, per AGW, decidere di dare più fiducia alla stampa che non alla comunità scientifica?

I negazionisti non sono in grado di produrre materiale che regga il vaglio della comunità scientifica e la quasi totalità delle critiche viene mossa dalla blogosfera. La maggiorparte di queste critiche sono semplicemente ridicole (gli esempi di questo post spero siano utili a capirlo) ma hanno una presa enorme sul pubblico e sui media. Il dibattito acquisisce due livelli: uno, scientifico, che è anche molto controverso su alcuni dettagli (ad esempio contemporaneo, a quanto leggo, riguarda la controversia su quale sarà il ruolo di El Nino sul medio termine: più o meno pioggie torrenziali?) ma che è completamente ignorato. L’altro, quello che origina dalla blogosfera, guadagna una attenzione esagerata e arriva a trarre in inganno anche gente che, in altri argomenti, si distingue per sano scetticismo.

Note:

  1. firmato ma non ratificato, pero’. La maggiorparte dei paesi ha ratificato solo dopo il 2001. Ad oggi 187 paesi hanno ratificato Tokyo, 8 non hanno preso posizione e 1 solo, gli USA, ha deciso di non ratificare – da qui.

  2. E’ un po’ un esempio di cosa veramente vuol dire consenso, come cercavo di spiegare in questo commento nell’altra discussione.

  3. A dirla tutta, la denominazione stessa di periodo caldo e’ tutt’altro che accettata e il report IPCC 2007 precisa che “current evidence does not support globally synchronous periods of anomalous cold or warmth over this time frame, and the conventional terms of ‘Little Ice Age’ and ‘Medieval Warm Period’ appear to have limited utility in describing trends in hemispheric or global mean temperature changes in past centuries”

  4. In chiusura di questa parte, segnalo una review, in inglese, decisamente accessibile a tutti (qui)

L’influenza H1N1 del 2009

Il virus dell’ Influenza – principi di virologia e immunologia.

I primi documenti che segnalano i sintomi di una epidemia di influenza risalgono al 412 AC, ad opera di Ippocrate1. Il termine influenza viene utilizzato per la prima volta circa 2000 anni dopo, in Italia, per descrivere quei malanni più o meno ricorrenti che, come molti altri eventi, sembravano essere influenzati dagli influssi astrali. Il termine italiano è rimasto nell’uso scientifico e anche in inglese al giorno d’oggi si parla di influenza virus. Dal punto di vista biologico, un virus influenzale è un virus molto semplice: composto da una decina di proteine, ognuna delle quali si occupa di un ruolo specifico2. Le proteine HA e NA, per esempio, sono le più importanti proteine sulla superficie del virus e il loro ruolo è quello di riconoscere “al tatto” una cellula ospite – cioé la possibile vittima – funzionando un po’ come chiavi per serrature. Essendo però in superficie, HA e NA3 costituiscono anche il tallone d’achille del virus perché sono il bersaglio principale della risposta anticorpale.

Rappresentazione schematica di un virus dell’influenza. Le proteine Neuraminidasi (NA) e Emaglutinina (HA) sono i principali antigeni (4)

Il sistema immunitario dei mammiferi è adattivo, cioé impara con l’esperienza: una volta messo in contatto con un agente estraneo, sviluppa proteine altamente specifiche dette anticorpi. Quando prodotti in quantità sufficiente, gli anticorpi ricoprono l’agente infettivo e lo marchiano per la distruzione da parte delle cellule del sistema immunitario. È il motivo per cui, in un organismo sano, molte malattie infettive si prendono soltanto una volta nella vita (morbillo o orecchioni sono un esempio noto). Ogni vaccino sfrutta proprio queste proprietà: ci si inietta in corpo una versione del virus innocua o indebolita, che possieda le proteine di superficie in modo da stimolare gli anticorpi ma che non sia abbastanza virulenta da scatenare la vera malattia. La specificità della risposta anticorpale, però, fa sì che talvolta sia sufficiente cambiare anche di poco la forma delle proteine di superficie affinché gli anticorpi non le riconoscano con la stessa efficienza.

Il virus dell’influenza sfrutta questa debolezza e tende a mutare utilizzando due fenomeni: mutazioni spontanee e minori dette di deriva antigenica (antigenic drift) e ricombinazioni, cioé mutazioni molto più sostanziose che cambiano completamente l’aspetto del virus (spostamento antigenico o antigenic shift).

Nella deriva antigenica, il virus cambia gradualmente e casualmente finché la sorte non introduce un numero di mutazioni che sono allo stesso tempo limitate abbastanza da non interferire troppo con la funzione del virus e diversificanti abbastanza per scappare anche solo parzialmente alla risposta immunitaria. La deriva antigenica è responsabile dell’avvento dell’epidemia stagionale, cioé quella che si verifica ogni anno. Una parte consistente del virus dell’influenza stagionale che è circolato negli ultimi decenni è una versione riveduta e corretta dello stesso virus che ha creato una pandemia nel 1968 (detto Hong Kong, variante H3N2). L’influenza suina di questi mesi sarà probabilmente una delle basi su cui si costruiranno i virus stagionali per i prossimi anni o decenni. Così via fino alla prossima pandemia.

Nuovi ceppi che hanno originato pandemie recenti. Dopo l’esplosione iniziale, il virus rimane per anni e modificandosi contribuisce ad aumentare il bacino dei virus cosiddetti stagionali 5.

È importante sottolineare che mutazioni avvengono continuamente6 ma fortunatamente la stragrande maggioranza delle mutazioni di deriva antigenica è dannosa per il virus stesso. Alcune sono silenti e altre ancora hanno pochissimo effetto. Perché sia realmente pericoloso, un virus mutato deve avere a) un vantaggio selettivo contro tutti gli altri miliardi di virus nell’organismo, di modo da prendere il sopravvento, b) riuscire ad uscire dal corpo ed infettare qualcun altro per propagarsi. Ogni anno, solo in Italia, vengono identificate decine di mutazioni7. Queste piccole continue mutazioni permettono al ceppo virale di non estinguersi e ripresentarsi di anno in anno al nostro organismo. Allo stesso tempo, il fatto che il virus stagionale sia solo minimamente diverso, lo rende anche relativamente meno pericoloso. Dico relativamente perché i numeri non sono altissimi ma sono sicuramente degni di nota: tra il 5% e il 20% della popolazione si ammala di influenza ogni anno, con un tasso di mortalità di circa 0.1%. Vuol dire circa 3000-12000 morti all’anno solo in Italia. Viste queste cifre, perché quindi tutto questo baccano per il virus dell’influenza suina che finora ha fatto in Italia meno di 70 morti (equivalente ad un tasso di mortalità dello 0.0029%)7?

Perché quella che ora chiamiamo H1N1 è una pandemia scaturita non da una deriva antigenica ma da uno spostamento antigenico. Gli spostamenti antigenici sono decisamente più rari e si verificano quando lo stesso ospite (ad esempio un maiale) è infettato contemporaneamente da due virus diversi: uno che di solito colpisce solo i maiali e uno che di solito colpisce solo l’uomo ma che per un processo di mutazioni è riuscito ad entrare, seppur timidamente, all’interno delle cellule suine.

Una delle differenze più evidenti del nuovo H1N1 appare guardando il periodo di diffusione del virus. Un segno di diverse capacità infettive rispetto ai ceppi stagionali. Notare che proprio per la diversa tempistica, il 99% del virus che circola in questo periodo è 2009H1N1. La stagionale arriverà più avanti come gli altri anni. Fonte: Istituto Superiore di Sanità.

I danni potenziali di un nuovo ceppo creato attraverso spostamento antigenico sono enormi. Basti pensare che l’influenza cosiddetta spagnola, che si crede essere originata in questo modo (anche essa un’influenza H1N1), colpì apparentemente il 30% della popolazione con un tasso di mortalità del 10-20%. Tra 50 e 100 milioni di morti in due stagioni: più della guerra e più della peste nera nel medioevo. Più morti di influenza spagnola in 25 settimane che di HIV in 25 anni.

Ogni nuova pandemia ha, in principio, la stesso rischio di diventare altamente pericolosa. Certo a distanza di quasi un secolo le nostre capacità di affrontare l’epidemia sono diverse: esistono unità di terapia intensiva che una volta non esistevano; inoltre la popolazione non è stremata dalla guerra come nel 1918. Però è anche vero che si viaggia molto di più e quindi ci si dovrebbe aspettare una pandemia con velocità ben più alta, magari esplosiva abbastanza per saturare gli ospedali. In sostanza, non potendo prevedere a priori la pericolosità di un possibile spostamento antigenico, l’OMS ha il dovere di lanciare l’allarme e prepararsi al peggio. È difficile farlo senza scatenare il panico, però, o senza fare la figura di quello che grida “al lupo al lupo”. Impossibile farlo se non si riesce a spiegare che un nuovo virus dell’influenza comporta un rischio potenzialmente altissimo per la società. La parola chiave, qui, è "potenziale".

Lo stato attuale delle cose.

Il nuovo H1N1 (chiamato appunto 2009 H1N1) è in giro da diversi mesi. Non sembra certo avere la pericolosità di una nuova influenza spagnola. A dirla tutta, sembra essere meno pericoloso della solita influenza stagionale. Quindi viene spontaneo porgersi alcune domande.

La prima: l’abbiamo scampata? Probabilmente sì. Ormai siamo in piena fase discendente della diffusione del virus. Il rischio che il virus evolva in una forma più pericolosa esiste sempre ma è probabilmente simile a quello che si corre ogni anno con la normale influenza. L’unico dubbio che rimane è cosa succederebbe se influenza stagionale e influenza H1N1 co-infettassero gli stessi soggetti. Una nuova ricombinazione sarebbe molto probabile e potenzialmente pericolosa.

La seconda: l’allarme era ingiustificato? No. È innegabile che questo sia un nuovo ceppo virale. Sarebbe stato impossibile prevedere fin dall’inizio l’esatta pericolosità. La cautela era d’obbligo.

La terza: han fatto bene (o fanno bene) i media a titolare in prima pagina ogni singola morte? Certo che no. I numeri parlano chiaro e non giustificano il panico.

La quarta: quindi, vaccinarsi non serve a nulla? Sbagliato. Vaccinarsi serve almeno tanto quanto serve vaccinarsi contro la normale influenza stagionale. Anche se, cumulativamente, il rischio di complicazioni o di fatalità legato a 2009H1N1 è più basso dell’influenza stagionale, la distribuzione del rischio rimane comunque differenziata in base alla categoria di appartenenza. Soggetti con malattie croniche (soprattutto polmonari) o donne incinte, ad esempio, hanno un rischio di complicazione significativamente più alto. Considerando che gli effetti collaterali della vaccinazione sono infinitesimali, la scelta dovrebbe essere semplice. Proprio le donne incinte, ad esempio, hanno un rischio decisamente più alto di qualsiasi altra categoria, benché storicamente rappresentino la categoria più restia alla vaccinazione(8). Purtroppo a qualcuno piace diffondere anche panico da vaccino, come se non bastasse il panico da H1N1.

  1. Descritta come “La Tosse di Perinto” – VI libro delle Epidemie del Corpus Hippocraticum.
  2. Medical Microbiology. Baron, Samuel, (editor).
  3. Per dare un’idea della misura della complessità, si pensi che un organismo unicellulare semplice, come il lievito della birra, ha bisogno di circa 7000 proteine per funzionare.
  4. HA e NA danno il nome ai vari ceppi virali. H1N1, ad esempio, significa variante 1 di HA e variante 1 di NA. Il virus dell’influenza stagionale è per lo più H3N2; l’asiatica è H2N2.
  5. Da "Influenza: old and new threats." Nature Medicine 2004.
  6. Il tasso di mutazione è di 1-2 x 10-5 per ciclo di infezione. Vuol dire diverse migliaia di virus mutati all’interno di ciascuno di noi.
  7. Dati del ministero della Salute. Qui una mappa mondiale della diffusione dei casi accertati.
  8. H1N1 2009 influenza virus infection during pregnancy in the USA. The Lancet, 2009